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ciascuno a suo modo 159


Doro. Eh sí, scusa! Perché mi ringrazi? Hai potuto credere anche tu, dunque? — Donna Livia. — no! no! — Doro. — - e allora perché mi ringrazi e ti dichiari tranquilla «ora?» — Farei cose da pazzi, farei!

Donna Livia. Per carità, non ci pensare piú!

Doro (voltandosi a Diego). Come credi che sia da difendere, tu, Delia Morello?

Diego. Lascia andare! Ora che tua madre è tranquilla!

Doro. No, vorrei saperlo, vorrei saperlo.

Diego. Per seguitare a discutere con me?

Donna Livia. Basta, Doro!

Doro (alla madre). No, per curiosità!

A Diego:

Per vedere se le tue ragioni sono quelle stesse che portavo io contro Francesco Savio.

Diego. E in questo caso? Cambieresti di nuovo?

Doro. Ti pare che sia una bandieruola? — - «Non si può dire» sostenevo io — - «che Delia Morello abbia voluto la rovina del Salvi per il fatto che, quasi alla vigilia delle nozze, si mise con quell’altro, perché la vera rovina del Salvi sarebbe stata a ogni modo il suo matrimonio con lei».

Diego. ECCO! Benissimo! Ma sai com’è una torcia accesa, al sole, in un mortorio? La fiamma non si vede; e che si vede invece? come fúmiga!

Doro. Che intendi dire?

Diego. Che son d’accordo con te: che la Morello lo sapeva; e che appunto perché lo sapeva, non volle il matrimonio! Ma tutto questo non è chiaro, forse neanche a lei stessa; e appare invece a tutti il fumighío della sua cosí detta perfidia.

Doro (subito, con foga). No, no, caro mio! Ah, la perfidia c’è stata; è innegabile; e raffinatissima! Ci ho ripensato bene tutt’oggi. Ella si mise con quell’altro con Michele Rocca per seguitare fino all’ultimo la sua vendetta sopra il Salvi; come sosteneva Francesco Savio jersera.

Diego. Oh! E dunque statti adesso in buona pace con codesta opinione del Savio, e non parlarne piú.