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anch’io, signore, per tentarlo, tante volte, nella malinconia di quel suo scrittojo, all’ora del crepuscolo, quand’egli, abbandonato su una poltrona, non sapeva risolversi a girar la chiavetta della luce e lasciava che l’ombra gl’invadesse la stanza e che quell’ombra brulicasse di noi, che andavamo a tentarlo...

Come se si vedesse ancora là in quello scrittojo e avesse fastidio della presenza di tutti quegli Attori:

Se loro tutti se n’andassero! se ci lasciassero soli! La mamma lí, con quel figlio — io con quella bambina — quel ragazzo là sempre solo — e poi io con lui

indicherà appena il Padre

e poi io sola, io sola... in quell’ombra

balzerà a un tratto, come se nella visione che ha di sé, lucente in quell’ombra e viva, volesse afferrarsi

ah, la mia vita! Che scene, che scene andavamo a proporgli! — Io, io lo tentavo piú di tutti!

Il padre. Già! Ma forse è stato per causa tua; appunto per codeste tue troppe insistenze, per le tue troppe incontinenze!

La figliastra. Ma che! Se egli stesso m’ha voluta cosí!

Verrà presso al Capocomico per dirgli come in confidenza:

Io credo che fu piuttosto, signore, per avvilimento o per sdegno del teatro, cosí come il pubblico solitamente lo vede e lo vuole...

Il capocomico. Andiamo avanti, andiamo avanti, santo Dio, e veniamo al fatto, signori miei!

La figliastra. Eh, ma mi pare, scusi, che di fatti ne abbia fin troppi, con la nostra entrata in casa di lui!

Indicherà il Padre.

Diceva che non poteva appendere i cartellini o cangiar di scena ogni cinque minuti!

Il capocomico. Già! Ma appunto! Combinarli, aggrupparli in un’azione simultanea e serrata; e non come pretende lei, che vuol vedere prima il suo fratellino che ritorna dalla scuola e s’aggira come un’ombra per le stanze, nasconden-