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sei personaggi in cerca d’autore | 127 |
Il padre. Credevo che lei lo avesse già compreso fin da principio.
Il capocomico. Piú reale di me?
Il padre. Se la sua realtà può cangiare dall’oggi al domani...
Il capocomico. Ma si sa che può cangiare, sfido! Cangia continuamente; come quella di tutti!
Il padre (con un grido). Ma la nostra no, signore! Vede? La differenza è questa! Non cangia, non può cangiare, né esser altra, mai, perché già fissata — cosí — «questa» — per sempre — (è terribile, signore!) realtà immutabile, che dovrebbe dar loro un brivido nell’accostarsi a noi!
Il capocomico (con uno scatto, parandoglisi davanti per un’idea che gli sorgerà all’improvviso). Io vorrei sapere però, quando mai s’è visto un personaggio che, uscendo dalla sua parte, si sia messo a perorarla cosí come fa lei, e a proporla, a spiegarla. Me lo sa dire? Io non l’ho mai visto!
Il padre. Non l’ha mai visto, signore, perché gli autori nascondono di solito il travaglio della loro creazione. Quando i personaggi son vivi, vivi veramente davanti al loro autore, questo non fa altro che seguirli nelle parole, nei gesti ch’essi appunto gli propongono; e bisogna ch’egli li voglia com’essi si vogliono; e guai se non fa cosí! Quando un personaggio è nato, acquista subito una tale indipendenza anche dal suo stesso autore, che può esser da tutti immaginato in tant’altre situazioni in cui l’autore non pensò di metterlo, e acquistare anche, a volte, un significato che l’autore non si sognò mai di dargli!
Il capocomico. Ma sí, questo lo so!
Il padre. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? Immagini per un personaggio la disgrazia che le ho detto, d’esser nato vivo dalla fantasia d’un autore che abbia voluto poi negargli la vita, e mi dica se questo personaggio lasciato cosí, vivo e senza vita, non ha ragione di mettersi a fare quel che stiamo facendo noi, ora, qua davanti a loro, dopo averlo fatto a lungo a lungo, creda, davanti a lui per persuaderlo, per spingerlo, comparendogli ora io, ora lei,
indicherà la Figliastra
La figliastra (venendo avanti come trasognata). È vero, anch’io,