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la ragione degli altri 1243


Dina. Col pastore!

Leonardo. No, il pastore dietro... Cosí...

Dina. E gli alberetti ora!

Leonardo. Ora metteremo anche gli alberetti...

Elena. Oppure quell’altro disegno... Era perfetto! L’aria di sacrificarsi... di rinunziare a tutto... Stavo ancora a sentire che cosa volesse... Non voleva niente, e voleva tutto!

Leonardo (a Dina). Ecco fatto... vedi? Tutto a posto ora...,

Poi a Elena, calmo, piano, volgendosi appena:

E chi voleva tutto, che ha avuto poi? Come se n’è andata, chi voleva tutto?

Elena. Ma perché non te ne vai tu con lei? Io voglio che tu te ne vada! Te l’ho detto, te n’ho supplicato! Non posso vederti qua! Non lo capisci? Non voglio! Vattene! Vattene!

Leonardo (fosco, balzando in piedi). Ah, perdio! Ancora?

Con scatto fulmineo, abbrancando la bambina:

Mi dài Dina?

Elena (accorrendo per afferrarsi alla bambina). No! Che dici? No! no!

Leonardo. E allora, smettila, scòstati, e non arrischiarti di dirmi un’altra volta: vattene! Vattene vuol dire darmi la bambina!

Elena. Mai! Mai!

Leonardo. E allora zitta! Io sto qua.

Pausa.

Elena (sordamente). Cosí volete arrivarci...

Leonardo. Sono arrivato da un pezzo io, cara mia! E non ho piú dove arrivare... Tu cominci a disperarti soltanto ora...

Elena (con impeto di rabbia). Ma come posso darvela? Come posso darvela? Non posso!

Leonardo. L’hai detto centomila volte! L’abbiamo inteso. Va bene. Restiamo cosí.

Elena. Ah, cosí no! cosí no! Non è possibile! Questa è una disperazione!

Leonardo. Ma la dài tu a me, la disperazione! Se l’ho cacciata via! Che vorresti di piú? Qua c’è Dina, ora, per me e per te. Basta.