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la ragione degli altri 1239


Leonardo. Zitta! Va’, va’ di là, tu.

A Livia:

Come hai potuto far questo?

Elena. Sí, diglielo, diglielo che non è possibile, a lei che non sa che cosa voglia dire! Mi ha parlato del bene della bambina a costo del mio sacrifizio, come se io non fossi la madre. Diglielo tu! Che è una crudeltà!

Livia. La vostra; non la mia.

Leonardo. No, Livia: ti prego! Va’, va’ tu. Andiamo via insieme...

Livia. Insieme, no: se non comprendi perché io sia venuta.

Leonardo. Ma sí! Lo comprendo. Non posso però vederti qua!

Elena. Non sperate di mettervi d’accordo, ora!

Leonardo. La senti? Non è possibile! Come vuoi ch’ella ce la dia!

Elena. Mai! mai! Griderò, badate, se non ve ne andate!

Leonardo. Sta’ zitta! — Livia, ti prego.

Livia. Necessità non ammette pentimento. Non mi pento d’esser venuta.

Elena. È follia la vostra, non necessità! Crudeltà, crudeltà!

Livia. Incolpate a me la vostra colpa, che è stata per me assai piú crudele che non sia adesso la vostra sorte. Io vado. Ma pensate che l’unica soluzione, per quanto crudele, è questa che io sono venuta a proporvi.

Elena. Per voi e per lui, oh sí, lo credo bene!

Livia. Non per me, per la vostra stessa figliuola.

Elena. E io? Ma io? Voi vi mettete a posto tutti: tranquilli, felici, con la mia bambina. E come farò io qui sola? La senti? Come resterò io qui sola, senza Dina... senza Dinuccia mia... qui sola?

Leonardo (scattando). No! no! Zitta! Basta! È mostruoso! Hai ragione! Non è possibile! Noi non possiamo separarci! Va’, va’, Livia, ti prego, va’.

Elena. No: lei sola, no! Tu, tu con lei!

Livia (fiera, scostando Leonardo). Egli resta qua: dov’è sua figlia. Sola — poiché non volete restar voi — resterò io. Non potrete piú cosí negare il male che m’avete fatto, e che io volevo pagare col bene della vostra figliuola. Addio.

Esce. Leonardo si copre il volto con le mani. Pausa.