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1214 | maschere nude |
Guglielmо. — che lettera? —
Livia. — una lettera: la leggiamo insieme (egli non aveva segreti per me); non riconobbe in prima la scrittura; io stessa gli feci notare: Non vedi? È di tua cugina —
Guglielmo. — quella Orgera? —
Livia. — che era stata sua fidanzata: si erano lasciati per un puntiglio —
Guglielmo. — lo so. E quella lettera?
Livia. Le era morto il marito. Non avendo altri parenti a cui rivolgersi, chiedeva a Leonardo un soccorso —
Guglielmо. — sfacciata! —
Livia. — e io stessa, insistentemente, spinsi Leonardo a mandarglielo.
Guglielmo. Ah... sei stata proprio tu?
Livia. Come avrei potuto sospettare? Ma neanche lui, neanche lui suppose allora ciò che doveva accadere!
Guglielmo. E poi? In principio?
Livia. Circa tre mesi dopo, egli si rimise a scrivere, a scrivere, come non aveva mai fatto. Certe notti, appena venuto a letto, tornava ad alzarsi. Alle mie interrogazioni, rispondeva che io non potevo comprendere che cosa fosse. Gli era ritornato l’estro, diceva.
Guglielmo. Ah, bell’estro! Bell’estro! Magnifico!
Livia. Cosí m’ingannò.
Guglielmo. Per non doverti piú nulla, è vero? Che pudori ha la coscienza! Ma gliel’ho detto, sai? Gliel’ho detto!
Livia. Se ci rifletti un poco, devi riconoscere anche tu che, dopo tutto, non poteva fare altrimenti.
Guglielmo. Eh già! Da uomo onesto... Galantuomo! S’è messo a lavorare... per mantenere col sudore della fronte...
Livia (piano, assorta). E potesse almeno! Ma non può... non basta...
Guglielmo. Che dici?
Livia. Dico che non può piú... non basta...
Guglielmo (irritato). E perciò? Secondo te, che dovrei fare io? Andargli a chiedere scusa, umilmente, e pregarlo di ritornare?
Livia. Babbo! Ancora?
Guglielmo. T’offendi? Io non ti capisco, non riconosco piú te, invece! Vuoi restare cosí? Ma se non sai tu stessa quello