Pagina:Pirandello - Maschere nude, Volume I - Verona, Mondadori, 1965.djvu/1224

1210 maschere nude

Con uno scatto:

Ma che cos’è? Piano di qua, piano di là! non si può piú davvero parlare? Fare, sí, si può tutto. Gli atti qua non offendono. Appena si parla invece: piano! piano! V’offendono le parole? Ma guarda!

Afferrandosi i lobi degli orecchi:

Pare che gli orecchi soltanto in città vi diventino cosí delicati!

Livia. Hai ragione. Ma perché far sapere?

Guglielmo. Vedono, figliuola mia! Ti pare che, se non sentono nulla, per questo non debbano vedere? Vedono! O forse egli, altre notti...?

Livia. No, ah no, questo mai!

Guglielmo. Meno male! Con codesta remissione, poteva anche darsi che ti fossi avvilita fino a tanto.

Livia. Che dici, babbo? Ma veramente allora tu non mi conosci! Io non mi sono mai avvilita. Fin dal primo giorno che seppi, tra me e lui è finito tutto. Egli non m’ha visto neppure una lagrima negli occhi. È rimasto qui, perché cosí ho voluto; non per me, per gli altri. Ma io non l’ho piú guardato. E perciò ora voglio che... Zitto!

Si sente picchiare all’uscio a sinistra.

La Cameriera. Permesso?

Guglielmo. Avanti.

La Cameriera (entra, recando un vassoio con una tazza, ecc. Depone tutto su un tavolino; poi): Comanda altro?

Guglielmo. No, grazie.

La cameriera, via. Guglielmo si versa il caffè e comincia asorseggiarlo in silenzio; poi dice, come a se stesso:

Mia figlia... in questa situazione! E chi sa per quanto tempo ci saresti rimasta, se non fossi venuto io a muovere le acque.

Livia. Eh, sarebbe stato meglio forse, meglio, babbo, che non fossi venuto.

Guglielmo. Ah, vedi? Puoi dire cosí? Ma dunque, via, non negare!

Livia. No. Non lo dico per quello che tu credi! Ti giuro,