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la ragione degli altri | 1209 |
calmo, vedi? Fammi ragionare un po’ con te, almeno. Ma prima un po’ di caffè, va’...
Livia, commossa, fa cenno di sí, esce per l’uscio laterale a sinistra. Guglielmo resta assorto, fa gesti di stupore, di sdegno. Poco dopo rientra Livia.
Livia. Ecco, a momenti...
Guglielmo. Vieni qua, accostati.
La abbraccia; le carezza il capро.
Sei cresciuta senza mamma, tu, povera figliuola mia... E lo so, tante cose ti sono rimaste chiuse dentro... E questo tuo padre, cosí grosso... preso da tanti affari... non t’ha saputo mai parlare... non ha saputo mai farti parlare... farti dire ciò che ti stava sul cuore... Ma ora... ora bisogna che tu mi parli... sí, a poco a poco, piano... Io mi faccio quanto piú posso vicino a te... va bene? per sentire quello che non hai potuto dire mai a nessuno... A lui, no di certo, se ha potuto trattarti cosí... Lo dirai a me? Su. Mettiamo in chiaro prima di tutto, questo: Tu gli vuoi bene... ancora?
Livia chiude gli occhi dolorosamente; poi, appena, col capo, fa segno di no.
Livia. Ti dico no...
Guglielmo. Me lo dici bene! Non cominciare a negare: perché la vera disgrazia è questa, figliuola mia. Siedi, siedi.
Seggono.
Livia. No, t’inganni.
Guglielmo. M’inganno? Sta bene. E allora perché?
Livia (si volge a guardare verso l’uscio a sinistra). Non vorrei che...
Guglielmo. Pensi al caffè, io non ci penso piú.
Livia. No, non vorrei che sentissero...
Guglielmo. Parlo tanto piano!