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la ragione degli altri 1203


c’è di mezzo mia figlia! Ho sí o no il diritto di sapere? Posso lasciarvi cosí? Tu confessi la tua colpa e vi ti ostini, e vuoi che io, padre, possa permettere che mia figlia continui a soffrire in silenzio, rassegnata, ostinata anche lei a tacere? Volete farmi impazzire? Se tu hai perduto ogni sentimento di rispetto, di lealtà... se ti rifiuti finanche di ragionare, perdio!

Leonardo (gridando). Non posso, le ho detto! Che vuol ragionare? Finisca una buona volta di tormentarmi!

Guglielmo (quasi inveendo). Io?

Si apre l’uscio e su la soglia appare Livia. Guglielmo e Leonardo restano accesi, sospesi, d’un tratto.

Livia (s’avanza perplessa, spiando nei volti del marito e del padre). Ho bussato... Nessuno m’ha sentito...

Guglielmo. Parlavamo... Discutevo con tuo marito...

Livia. Ho tardato molto?

Guglielmo. No; io ho anticipato, per parlare con Leonardo.

Livia (guardando costernata Leonardo). E...

Guglielmo. Sosteneva una tesi sbagliata, tuo marito. E volevo persuaderlo. Sosteneva che, in certe questioni... politiche, aver torto, aver ragione è tutt’uno. Il pubblico, che è il vero interessato, non parla, si ostina a non parlare. Chi ha torto, ne approfitta. E questa pareva a me una indegnità... una vera indegnità, ecco!

Silenzio. Leonardo raccoglie in fretta, con mani tremanti, le cartelle dalla scrivania. Livia, che ha tutto compreso, si reca il fazzoletto alla bocca per soffocare un singhiozzo irrompente. Guglielmo incalzando piú violento:

Una disonestà che deve finire, perdio!

Livia. Babbo... no, babbo...

Leonardo prende il bastone, il cappello e fa per andare.

Guglielmo. Non vuol sentire ragione! Te ne vai?

Balzando in piedi:

Non basta andarsene!

Livia (trattenendo il padre con un grido). Ha la figlia, babbo! Ha la figlia! Non può sentir ragione!