Pagina:Pirandello - Maschere nude, Volume I - Verona, Mondadori, 1965.djvu/1214

1200 maschere nude


Leonardo. E allora per che altro?

Guglielmo. Ora te lo dico. Perché tu, riducendoti cosí, a vivere angustiato, afflitto —

Leonardo. — Ma nient’affatto! —

Guglielmo (seguitando). — col misero frutto, sissignore, col misero frutto che puoi cavare da questo facchinaggio che t’avvilisce...

Leonardo. Ma nient’affatto! —

Guglielmo. Vorrei uno specchio per mettertelo sotto il naso! Mi pare... non so... mi pare che ti sia tutto immiserito... Non ti riconosco piú. Eh sí, scusami... se puoi credere sul serio che il non dover piú nulla, materialmente, a tua moglie... Già, vai a pensare a codeste miserie!

Leonardo. Ma non è il denaro! non è soltanto il denaro, creda!

Guglielmo. Sta’ zitto! So che è, perciò ti parlo cosí. Non facciamo storie! Sta di fatto, caro mio, che tu credi sul serio che codesto lavoro che fai, possa lasciarti libero d’ogni riguardo...

Leonardo. Chi glielo dice?

Guglielmo. Te lo dico io che me ne sono accorto. D’ogni riguardo, d’ogni rimorso, e abilitarti quasi a recare a tua moglie qualunque altro male...

Leonardo. Ma io non so perché lei mi parli cosí. Livia si lamenta? S’è forse lamentata con lei?

Guglielmo. No. Ma è questo appunto il guajo! Che non si lamenta, né con me, né con te, né con nessuno! Ma del suo silenzio tu non dovresti approfittare!

Leonardo. Oh, insomma... Lei sa tutto? Mi dica che cosa vuole da me. È inutile tenermi qua alla tortura. Non mi costringa a mentire ancora. Non ne posso piú!

Guglielmo. Io, a mentire? Non sia mai! Al contrario! Peccato, figlio mio, mentire... Io voglio anzi conoscere la verità, veder la ragione...

Leonardo. Vuol vedere la ragione? E poi?

Guglielmo. Come, e poi?

Leonardo. La ragione? Le dico subito che per me non ce n’è. Le basta?

Guglielmo. Ah! Dunque... dunque t’accusi, cosí senz’altro?