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la ragione degli altri 1193


Elena. Facilissimo!

Leonardo. Che cosa?

Elena. Per te, fingere. Adesso capisco! E non t’ha detto altro?

Leonardo. Nient’altro.

Elena. Fredda, è vero?, impassibile, sublime!

Scoppia a ridere.

Leonardo. Non mi pare che ci sia da deriderla per questo.

Elena. No, che! Ti pare? Me ne guarderei bene. Dico che è sublime!

Leonardo. Ne ho poche, secondo te, noje, amarezze? Dovrei io stesso procurarmene altre?

Elena. Eh no, eh no...

Leonardo. Almeno di questo, mi sembra, dovremmo esserle grati, per qualunque ragione lo faccia.

Elena. Ah, ah, ah... Suole avvenire, caro... suole avvenire!

Leonardo. Che cosa?

Elena. Niente. Lo so io! Bada, non me n’importa... Vorrei soltanto che tu avessi la franchezza di dirmelo. Tutto, tutto, tranne la finzione, lo sai. Fingere, no! Non posso soffrirlo.

Leonardo. Ma che c’entra? Che dovrei dirti?

Elena. Oramai! Che vuoi piú?... Vecchia! E poi...

Pausa tenuta.

Leonardo (seguitando ad alta voce il proprio pensiero). Proprio in questo momento! Ho fatto di tutto... Ma possibile! Per quanti sforzi si facciano, nella condizione in cui mi trovo... Senza dubbio, però, qualcuno, ripeto, ha dovuto scrivergli laggiú... Sono oppresso dalla sua sorveglianza... non ne posso piú! Credo che mi faccia finanche spiare, capisci? Non sono venuto per questo.

Elena. E m’hai fatto un piacere. Sai perché sono venuta io? Jeri è tornato quello della casa.

Leonardo. Daccapo?

Elena. E ritornerà oggi. Volevo dargli un acconto dalla mia pensioncina. Niente! «Tutto, subito, o via!». Senza cerimonie.

Leonardo. Va bene, va bene; aspetta che gli parli io, a questo signore.

Elena. Inutile. Ha parlato chiaro. Non vuole piú aspettare.