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1190 | maschere nude |
Leonardo. Anche per istrada, dietro le spalle della gente che passeggia. Debbo consegnarlo fra otto giorni.
D’Albis. E che vuoi che me n’importi?
Leonardo. Ma importa a me, se permetti!
Siede alla scrivania.
D’Albis. Che fai adesso?
Leonardo. Taglio le due cartelle.
D’Albis. Col giornale impaginato?
Leonardo. Saranno una ventina di righe: allungherò l’articolo! Ne stai facendo un caso pontificale!
D’Albis. Ma perché voglio che questa sera si esca prima del solito, appena finita la discussione alla Camera!
Leonardo (che s’è già messo a scrivere). Va bene, vattene!
Al tipografo:
D’Albis (s’avvia, poi voltandosi). Oh, è venuta tua moglie.
Leonardo (stupito). Qua?
D’Albis. Qua, è venuta qua. Anzi, poi debbo parlarti. Vedi che ha lasciato lí un biglietto...
Leonardo. Per me?
D’Albis. Mi farai la grazia di leggerlo dopo. Aspettiamo te.
Leonardo. Eccomi, sí, eccomi! Due minuti...
Via D’Albis e il tipografo. Leonardo si rimette a scrivere, ma, inquieto, guarda ogni tanto la lettera della moglie. Alla fine, non sapendo piú resistere alla tentazione, la prende, lacera la busta, legge. Dopo aver letto, sta un po’ assorto, fosco, poi scuote il capo rabbiosamente, si passa una mano su la fronte e sul capo, e si raccoglie con violento sforzo a pensare, a scrivere. Due colpettini all’uscio. Leonardo grida:
L’uscere si mostra all’uscio.
L’Uscere. No, sa? volevo dirle che c’è...
Leonardo. Ho da fare. Non ricevo nessuno.
L’uscere (piano). La signora Orgera.
Leonardo. Adesso? Qua?