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la ragione degli altri 1189


Leonardo. Eccomi qua. Le bozze?

D’Albis. A quest’ora?

Leonardo. Da’ qua, da’ qua. Credevo di fare a tempo. Lascia, mi sbrigo subito.

D’Albis (esaminando le cartelle). Ma che pasticcio è questo? Che c’entrano qua queste due cartelle?

Leonardo. Fa’ vedere!

Leggendo:

«Il pomo d’onice dell’ombrellino, cerchiato d’oro, nelle mani di donna Maria...»

Scoppia a ridere.

D’Albis. Che diavolo hai fatto?

Leonardo. Le hanno composte? Sono due cartelle del romanzo che avevo perdute. Senti, senti come fa bene.

Legge le bozze di stampa:

«Il Seicento invece finisce con eguale esuberanza in tutta la penisola e produce il pomo d’onice dell’ombrellino, cerchiato d’oro, nelle mani di donna Maria...»

Scoppia di nuovo a ridere.

D’Albis. Ah, ti ci diverti, per giunta?

Leonardo. Ma sí... senti...

D’Albis. Finiscila, perdio! Non ho tempo per codeste stupidaggini!

Leonardo (indicando il tipografo). Ma stupidi loro, vuoi dire!

Il tipografo. Ma noi, scusi...

Leonardo. Voi che cosa? Già prima di tutto potevate bene aspettarmi un minuto: vengo di corsa dalla tipografia.

D’Albis. Te la pigli con loro, anche?

Leonardo. Ma ci vuol tanto ad accorgersi che queste due cartelle non c’entrano?

D’Albis (adirandosi). Tu, tu, tu, mio caro, non c’entri piú qua! Ed io sono stufo! E te l’ho detto! Incolpi gli altri? Chi l’ha cacciate dentro l’articolo queste?

Mostra le cartelle.

Leonardo. Piano, ti prego. Sono del romanzo, t’ho detto.

D’Albis. E te lo scrivi qua, il romanzo?