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per tutti; in questa mano che porgevo, senza sapere che apparteneva a uno, di cui tutti ridevano o avevano schifo! Come faccio piú ora a guardar la gente? a porgere questa mano? Ne ho io, ora, schifo e raccapriccio! Di me stesso, sí, quale ora mi vedo e mi tocco: — uno che non sono io, che non sono stato mai io — e da cui non mi par l’ora di fuggire! non mi par l’ora!

Accenna cosí dicendo, smarritamente, di volersene andare.

Non mi par l’ora!

Salvo (parandoglisi davanti per impedirglielo). Ma che vorresti fare?

Lori (lo guarda, come trasognato poi, sovvenendosi). Ah, sí: oltre a questa, un’altra cosa. Me ne scordavo. L’unica che possa fare contro te. E la faccio, non perché m’importi; la faccio per provarti che non sono un imbecille. Mi vendico, sí, a freddo, mi vendico nell’unico modo che mi sia possibile ormai; facendo a te ciò che tu hai fatto a me: lasciarti vivo, ma come tu hai lasciato vivere me, senza piú la stima di nessuno, dimostrando che il miserabile sei tu, tu!

Voltandosi a Palma e a Flavio:

È lui, questo che tu ti sei gloriata d’avere per padre, un miserabile, non solo per quello che ha fatto a me, ma anche, sai? perché è un ladro!

Salvo (facendoglisi sopra, minaccioso). Che?

Lori (subito, fermo, tenendogli testa). Un ladro! Un ladro!

Voltandosi agli altri due:

È un ladro, perché ha rubato a Bernardo Agliani!

Salvo (rompendo a ridere sonoramente). Ah! ah! ah!

Lori (lo guarda un pezzo, poi si volta a Palma e a Flavio, e dice): Ride. Ho la prova a casa!

Salvo. L’hanno data a intendere anche a te? Te l’hanno fabbricata a Perugia, codesta prova?

Lori. No, caro. È di mano dello stesso Agliani.

Salvo. Ma se le ho io qua

indica la scrivania

le carte dell’Agliani!