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Lori. No. Lucidissimo. Ho pensato, pensato. E vedo tutto. Parlo cosí, mi muovo cosí, perché non posso farne a meno. Sono come un cavallo scappato. Mi frustano tutte le cose, che mi sono all’improvviso uscite dall’ombra da tutte le parti. Ma so ormai dove andrò a parare. Guàrdatene!

Lo afferra per un braccio:

Prima di tutto; sei convinto ora, che non sono quel miserabile che m’avete creduto e rappresentato agli occhi di tutti?

Salvo. Ma sí! E per ciò non vedo...

Lori. Che cosa io possa fare? Nulla, è vero? Avrei dovuto saperlo prima, ed essere un miserabile della piú vile specie per profittarne. Non l’ho saputo; e dunque, tu pensi, dopo diciannove anni... Sbagli, caro mio!

Salvo. Vorresti profittarne adesso?

Lori. No! Sbagli, perché, se l’avessi saputo subito, a tempo, non ne avrei mai profittato, io! T’avrei ucciso!

Salvo. Non penserai d’uccidermi adesso...

Lori. Eh, lo so, ora non posso piú! non...

S’interrompe, per un’idea che gli balena e lo agita d’improvviso.

Ma aspetta! Tu dici, profittarne adesso? E... e come potrei... come potrei piú, adesso?

Salvo (esitante). Ma... non so, io... io potrei fare ancora qualche cosa per te...

Lori (lo guarda prima terribilmente, poi, quasi saltandogli alla gola, lo fa cadere su una poltrona, gualcendogli l’abito addosso). Tu? Meriteresti d’essere ucciso ora, per questo che hai detto!

Ritraendosi inorridito, ripreso dall’idea che gli è balenata:

No! Su su... Rassèttati, rassèttati... C’è, c’è forse il modo... c’è, c’è ancora il modo di profittarne...

Entrano a questo punto dalla comune Palma e Flavio Gualdi, ansiosi e sgomenti.

Lori (scorgendoli). Ah, eccoli!

Palma. Che cos’è? che cos’è?

Lori. Niente, niente, Palma! S’è chiarito, s’è chiarito, s’è chiarito tutto! Ha dovuto riconoscere, richiamato da me a fatti, a dati precisi, che s’era ingannato. Non è vero che tu sei sua figlia! Sei mia figlial mia figlia!