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Lori. Sono venuto a darti, semplicemente, due notizie ea levarmi una curiosità.

Salvo (vedendolo muovere e parlar cosí). Io non ti riconosco piú!

Lori. Eh sfido! Sono un altro, da tre ore!

Salvo. Ma che è accaduto?

Lori. Niente. Tutto rovesciato; sottosopra. Sí. Il mondo che ti si ripresenta tutt’a un tratto nuovo, come non ti eri mai neppur sognato di poterlo vedere. Apro gli occhi adesso!

Salvo. Hai parlato con Palma?

Lori (fa cenno di sí col capo ripetutamente, poi): Sbalordisci! Non sa-pe-vo nul-la!

Salvo (con costernazione, restando). Non... non sapevi?

Lori. Nulla. Né che mia moglie fosse stata la tua amante, né che Palma fosse tua figlia...

Salvo. Te l’ha detto lei?

Lori. Lei. Che glie l’avevi detto tu, ch’era tua figlia; e che io lo sapevo.

Salvo. E non è vero?

Lori (semplice, in naturalissimo tono assertivo). Non è vero! Non sapevo nulla!

Allo stupore del Manfroni:

Ma sí! È incredibile! Non sapevo nulla! Da tre ore mi dico: Ma come? Meglio di cosí te lo dovevano far capire? Te l’hanno cantato in tutti i toni; dimostrato apertamente, sempre, in tutti i modi! Com’hai potuto credere che un deputato che non ti conosceva, diventando ministro, prendesse te, umile segretario di ministero, e solo perché avevi sposato la figlia d’un suo maestro, ti mettesse a capo del suo gabinetto? e poi, morta la moglie, s’affezionasse tanto alla tua bambina, e te la crescesse come sua, e le trovasse marito, costituendole una vistosissima dote? Credetti all’onestà di quella donna, capisci? che morí troppo presto! Ma anche se fosse vissuta a lungo, non mi sarei accorto di niente lo stesso, perché — ma sí, che vuoi! è incredibile — per me, era onesta! E credevo nella tua amicizia, come nella luce del sole, in questa gran luce che m’era entrata in casa e m’illuminava, m’accecava... Credetti nella tua venerazione per il tuo maestro, non ostante che poi ebbi la prova che, altro che venerazione, la tua!