![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
tutto per bene | 1155 |
Palma. No!
Lori. Sí. Pagato la moglie; pagato la figlia...
Palma. No... no...
Lori. Come no? La mia devozione... Era come il sole per me!
Palma. Io dico dopo tanti anni...
Lori (d’un tratto sorpreso da una visione lontana che lo fa fremere tutto). Che cosa sto vedendo... Senti. Morta. Io ero come un insensato. Morta in tre giorni, per causa sua, per aver voluto portar te, piccina di tre anni, a un circo equestre... D’inverno, prese freddo all’uscita, e in tre giorni... quand’era già mia, tutta mia, e non voleva piú ch’egli ci venisse in casa, e se la prendeva con me, che non avevo il coraggio d’impedirglielo... ma tu capisci: era stato il mio superiore mi... mi morí allora! Io rimasi... non so, come sono adesso... vuoto. Ebbene, lui mi cacciò via dalla camera mortuaria, mi forzò a recarmi da te che volevi la tua mamma. Mi disse che sarebbe rimasto lui a vegliare. Mi lasciai mandar via; ma poi, nella notte, ricomparvi come un’ombra nella camera. Lui era lí, con la faccia affondata nella sponda del letto, su cui giaceva lei tra i quattro ceri. Mi parve dapprima che, vinto dal sonno, avesse reclinato la testa inavvertitamente; poi, osservando meglio, m’accorsi che il suo corpo era scosso a tratti, come da singhiozzi soffocati.
Si volta a guardar la figlia, sbalordito ora di questa tracotanza del Manfroni.
Si alza, furente, per andarsene. Palma lo trattiene. Le battute seguenti si succederanno con la massima concitazione.