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tutto per bene 1145


do sarei potuta venire a ritirare gli ori della sua signora, da lei messi da parte, perché li portassi qua?

Lori. Sí, ebbene?

Signorina Cei. Lei mi diede la chiave del cassetto della sua scrivania.

Lori. Ah, già! Ma lei allora...?

Signorina Cei. Mi perdoni. Non seppi vincere la curiosità...

Lori. Ma quelli sono gli appunti, il primo abbozzo dell’opera dell’Agliani... Ci avrà capito ben poco...

Signorina Cei. Ho capito tutto, signor commendatore.

Lori. Ma no... Formule, calcoli...

Signorina Cei. Lessi la nota scritta di suo pugno: «A Silvia perché di là mi perdoni».

Lori (con sgomento del segreto scoperto e di tutte le conseguenze disastrose, che possono derivarne per il Manfroni). Ah, quella nota... Provai il bisogno di scusarmi con mia moglie...

Signorina Cei (subito). D’aver lasciato compiere un delitto?

Lori (con ansia di correre al riparo e, nello stesso tempo, di scusarsi). No! Io ho taciuto...

taglia subito la scusa per sé, per aggiungere imperioso:

e cosí voglio che taccia anche leil

E immediatamente, attenuando, con aria e tono di preghiera:

me lo prometta, me lo prometta, signorina!

Signorina Cei. Lei è troppo generoso, signor Lori.

Lori (incalzando nella preghiera, agitatissimo). No, no! Mi prometta che tacerà, glielo chiedo in nome di ciò che ha di piú sacro!

Signorina Cei (per calmarlo, guardando verso l’uscio della sala da pranzo, inquieta). Glielo prometto. Ma non si faccia scorgere...

Lori. Ho taciuto, perché, a parlare, mi sarebbe parso di commettere anch’io a mia volta un delitto contro chi ripagava il male fatto a un morto, già del resto glorioso, col bene che faceva a mia figlia!

Con orgasmo:

Avrei dovuto distruggere quegli appunti!