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Entra dal primo uscio a sinistra la signorina Cei.

Signorina Cei. Ecco, vanno già a tavola, signor Senatore.

Dal secondo uscio a destra, vengono fuori Palma, Flavio e Veniero.

Flavio. Subito, subito, Salvo! Bisogna far presto!

Salvo. Eccomi, sí, vengo.

E s’avvia verso l’uscio con Flavio e Bongiani.

Palma (a Lori). Se vuoi passar di là anche tu...

Indica l’uscio della sala da pranzo.

Lori. No, rimango qua...

Palma. Tu ceni sempre tardi, al solito?

Lori. Sí, tardi...

Flavio (entrando con Salvo e Veniero nella sala da pranzo). Su, Palma!

Palma. Eccomi... Rimane qua lei, Gina?

Signorina Cei. Rimango io, sí...

Palma, via con gli altri per il primo uscio a sinistra. Durante la scena seguente si sentiranno a tratti le voci confuse, le risa, l’acciottolío dei piatti, ecc. dei quattro di là a cena.

Lori. Ma non s’incomodi per me, se ha da fare...

Signorina Cei. No, non ho niente da fare...

Lori. Mi trattengo ancora un poco, perché vorrei parlare con Palma.

Signorina Cei (come per proporre un soggetto di conversazione aliena). Ha saputo, commendatore, della nuova onorificenza al signor Senatore?

Lori (sovvenendosi e rammaricandosi della propria dimenticanza). Ah, già! Ho letto la notizia nei giornali... E mi son dimenticato...

Signorina Cei (piano, come a spegner subito quel rammarico). Lei dovrebbe custodire piú gelosamente un certo fascio d’appunti, che sono nella sua scrivania...

Lori (di scatto, voltandosi, con uno stupore tra iroso e atterrito). Come lo sa?

Signorina Cei (fredda, placida). Si ricorda quel giorno che venni a trovarla al Consiglio di Stato per domandarle quan-