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Vorrebbe aggiungere: «non avrei potuto ottenere», ma il Salvo non gliene lascia il tempo.

Salvo (interrompendo, con sgarbo, per cangiar discorso). Di’ un po’, di’ un po’, hai liquidato, spero, il massimo della pensione?

Lori (ferito). Che... che intendi dire?

Salvo (con indifferenza). Niente. Domando.

Lori (c. s. e frenando appena l’ansia e l’angoscia che prorompono a mano a mano con foga incalzante, quanto piú Salvo Manfroni cerca d’arrestarle con le sue domande e le sue risposte in diverso tono). Tu non facesti mai pesare su me, finora, il tuo grado, la tua dignità...

Salvo. Ma che dici?

Lori. Mi hai trattato sempre con la massima confidenza...

Salvo. Certo...

Lori. Con cordialità.

Salvo. Ma sí...

Lori. Fino a darmi e a farti dare del tu, quando questo poteva impacciarmi, perché trattando con te io ho veduto sempre nell’amico il superiore.

Salvo. Ma, santo Dio, che discorso mi stai facendo?

Lori. No, no... Lasciami dire! Io soffoco dall’angoscia...

Salvo. Ma perché?

Lori. Mi domandi perché? È il modo di trattarmi questo?

Salvo. Ma io sto parlando con te...

Lori. Non dico tu; tutti, qua... Capisco che a lui la moglie è venuta piú dalle tue mani che dalle mie...

Salvo. Ma questo, scusa...

Lori. Lo so; dalle mie mani non se la sarebbe presa. C’è troppa disparità di condizione; anche di carattere, d’educazione...

Salvo. Dovevi prevederlo!

Lori. Ma sí, ma sí, è naturale, non può aver piacere di vedermi. Mi respinge!

Salvo. Ma no...

Lori. Se proprio non mi respinge, m’allontana col suo tratto.

Salvo. Scusa, scusa, dovresti capire...

Lori. Che i miei modi, forse, sono stati troppo semplici, prima; e che ora sono forse troppo circospetti?