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Flavio. Mi fai rabbia, senti!

Veniero. Ma vedrai che verrà!

Salvo. Non verrò!

Palma. Ma sí! Lasciatelo stare!

Veniero. Non possiamo! Non possiamo!

Flavio. Capisci che non ci fanno entrare, se ci presentiamo senza di lui?

Salvo. E voi non andate!

Palma. Un bell’egoismo, dico! Mi toccherà prima andar là...

Flavio. Oh Dio mio, una visitina...

Palma. No, scusa. Se non debbo trovar qui, al ritorno, neanche lui, tanto vale allora che mi trattenga tutta la serata. Mentre voi andate a divertirvi!

Salvo. Stai sicura, cara, stai sicura che mi lascerai qua, e mi ritroverai qua.

A questo punto, Martino Lori dalla comune, domanda:

Lori. Permesso?

Tutti hanno un gesto e un moto di fastidio.

Flavio (piano, sbuffando). Oh Dio!

E la conversazione cade subito, mentre il Lori si fa avanti, con esitazione, tra la freddezza generale.

Lori. Buona sera. Disturbo?

Palma. No, per nulla.

Salvo. Vieni, vieni avanti... Non mi alzo...

Lori (appressandosi a Flavio, che ha tratto in disparte Veniero per parlare con lui). Buona sera, Flavio...

Flavio (voltandosi appena). Ah, scusi. Buona sera.

Veniero. Caro commendatore...

Gli stringe la mano.

Palma (a Lori). Vieni a sedere...

Salvo. Qua, qua, accanto a me, Martino.

Flavio (piano a Veniero). Ma sí, è una fortuna! Vedrai che adesso verrà con noi!

E s’avviano tutti e due per il secondo uscio a sinistra.

Salvo. Dove andate adesso voialtri?

Flavio. Qua al bigliardo un momento.