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tutto per bene 1137


Signorina Cei. Dotti?

Salvo. Dotti vuol dire attenti. Ma attenti senza parere.

Signorina Cei. I miei occhi le sembrano attenti?

Salvo. No. Appunto. Non sembrano affatto. Ma sono attenti. E io vorrei, le dico, imparare da essi.

Signorina Cei. Imparare che cosa?

Salvo. Ecco: a domandar cosí, per esempio, fingendo di non capir che cosa, mentre lei ha capito benissimo.

Signorina Cei (quasi sfidandolo). Ah, dunque l’arte di far le viste di non capire?

Salvo (non risponde li per lí, come se fosse intento a leggere nella rivista; ma poi nega col dito, e dopo una breve pausa, soggiunge): Questa è un’arte piú facile. Basta simular l’ignoranza. Ce n’è un’altra piú difficile: quella di non far le viste di capire, quando gli altri si siano accorti che noi invece abbiamo capito benissimo

per attenuare ciò che ha detto, fingendo di non dargli importanza:

oh, una cosa, del resto, che già capiscono tutti...

Signorina Cei. Sí? E allora!

Salvo. Ah, s’inganna. Ci vuole allora una naturalezza, che è assai piú difficile a simulare di quella finta ignoranza, che nessuno ci chiede e che ci farebbe apparir sciocchi.

Signorina Cei. Sarà. Forse però può non essere un’arte, signor Senatore.

Salvo. No? E che, dunque?

Signorina Cei. Mah! Una necessità penosa...

Salvo. Eh, cara signorina, forse s’impara bene, solo quando sia una necessità!

Entrano a questo punto, in abito da sera, Flavio Gualdi e Veniero Bongiani, dalla comune.

Flavio. Ah, eccolo qua!

Salvo. Sono già qua da un pezzo.

La signorina Cei, via per il secondo uscio di fondo.

Veniero. Illustre Senatore, le mie piú vive congratulazioni.

Salvo. Grazie, caro Bongiani.

Flavio (a Salvo). Scusa, corrispondente o effettivo?

Salvo (come uno che non ne possa piú). Ma sí, effettivo! effettivo!