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1128 | maschere nude |
sofferenza che tu — (non dirmi di no, perché è chiaro) — non hai, non hai indovinato, non hai supposto, e non supponi ancora in me.
Palma. Ma chi te lo dice, Dio mio?
Lori. Ecco. Il tono stesso con cui me lo domandi.
Palma. No, scusa, questo tono è appunto perché la conosco, e la conosco bene, codesta tua sofferenza, su cui è edificata, vuoi dirmi questo? la mia fortuna! Oh! e vuoi che non lo sappia, scusa?
Lori. Saperlo, non dovrebbe voler dire il fastidio che ne mostri.
Palma. Ma non è fastidio; è che proprio non vedo piú la ragione, scusa, per cui vuoi ricordarmela anche adesso, quando ha già finito di pesar tanto, credi, su te, su me, su tutti... Ecco: il tuo torto è questo, permetti che te lo dica, poiché mi costringi!
Lori. Mi son tenuto tanto da parte...
Palma. Troppo per un verso, troppo poco per un altro!
Lori. Cioè?
Palma. Ma non ti pajono inutili adesso codeste recriminazioni? Via! via!
Rientrano dall’uscio a sinistra Salvo Manfroni e Flavio Gualdi.
Flavio (impaziente). Su, Palma, è tempo d’andare...
Palma. Eccomi pronta, sí. Andiamo, andiamo...
Fa per avviarsi con Flavio.
Salvo. Aspettate un momento.
Al Lori:
Lori (restando). Perché? La accompagno alla stazione...
Salvo. No...
Flavio. Per quei due là...
Accenna alla sala, dove sono la nonna e Carletto.
Salvo. Se vieni tu, capisci, verranno anche loro, e...
Flavio. Ci sarà mia sorella; ci saranno gli amici...
Palma (subito). Ah, no! È meglio qua, è meglio qua, allora...
Lori. Ma quei due si possono mandar via!