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tutto per bene | 1125 |
Pausa; sta a sentire; poi ridendo:
Pausa c. s.
Pausa c. s.
Pausa c. s.
E s’avvia di fretta verso l’uscio di fondo.
Lori. Vorrei dirti...
Flavio. Scusi, non ho tempo...
Lo pianta e via.
Il Lori resta come raggelato dallo sprezzo patente del Gualdi. Egli non può supporre che nessuno creda al suo sentimento; suppone invece che tutti n’abbiano fastidio e non abbian per lui nessuna considerazione, poiché la figlia, per la protezione e le aderenze del Manfroni, uscendo dalla sua casa modesta, entra ora col marito nel gran mondo. Rimane avvilito a guardare innanzi a sé, in una lunga pausa. Finché s’apre l’uscio a destra e la signorina Cei si sporge e mette fuori borse, borsette, cappelliere, che il cameriere, sopravvenuto dall’uscio in fondo, man mano porta via.
Signorina Cei (porgendo al cameriere). Ecco, Giovanni... E questo! Attento a questo!... No no, a poco per volta...
Dallo stesso uscio a destra entra infine Palma in un ricco abito da viaggio; nell’atto di calzarsi i guanti.
Palma (alla signorina Cei). Mi farà il piacere, Gina, di raccomandare che non sbaglino tra la roba da spedire come bagaglio e quella da portare nello scompartimento.
Signorina Cei. Ah, non dubiti. Andrà Giovanni stesso...
Cameriere. Sí, signora. Vado io. Non ci pensi...
Palma (a Lori). Tu vieni con noi alla stazione?
Lori. Sí, certo...