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Salvo. Che cosa?

Lori. Non m’aspettavo proprio da te che hai venerato e veneri la memoria di Bernardo Agliani...

Salvo (scrollandosi, al colmo dell’irritazione, accennando ad avviarsi verso l’uscio a sinistra). Oh! ma fa’ il piacere! È veramente troppo!

Rientra a questo punto, di là, Flavio Gualdi.

Flavio. Permesso?

Salvo. Vieni, vieni avanti, Flavio!

Flavio (ridendo e alludendo alla Barbetti di là). Ah, è bellissima! bellissima! E il figlio, piú bello ancora della madre! S’è ingaggiato davvero, sai? per cachet con Bongiani, che se li sta godendo... Meraviglioso!

Salvo. Tu hai capito dunque di che si tratta?

Flavio. Ma sí! Una farsa...

Ripigliandosi, serio, con uno sguardo d’intelligenza a Salvo:

Oh... naturalmente, ragione di piú per...

Fa un gesto con la mano che significa: «per tagliar corto»:

ça va sans dire...

Lori. Nessuno poteva prevedere che avesse l’impudenza di presentarsi...

Salvo. Hai capito, caro mio, che cosa hai guastato? Una farsa. La farsa che quel vecchio pappagallo lí era venuta a offrirci inaspettatamente...

A Flavio:

Ma ti dirò poi qualche cosa... Vado io intanto a farle un certo discorsetto... Vieni, vieni con me...

Flavio. Ecco, dico a Palma di far presto...

Salvo, via per l’uscio a sinistra. Flavio s’accosta a quello a destra, picchia e sta in ascolto della voce di Palma.

Lori. Vorrei parlarti anch’io...

Flavio (seccato, freddo). Scusi...

Parlando, verso la porta:

Sono io, Palma...