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1120 | maschere nude |
gran signore, padrone degli altri, ma sopratutto di sé. Il marchese Flavio Gualdi ha trentaquattro anni, ancor biondo, anzi d’un biondo acceso, ma già quasi calvo; lucido e roseo come una figurina di finissima porcellana smaltata; parla piano, con accento piú francese che piemontese, affettando nella voce una tal quale benignità condiscendente, che contrasta però in modo strano con lo sguardo freddo e duro degli occhi azzurri, quasi vitrei. Il conte Veniero Bongiani ha circa quarant’anni, elegantissimo, specula in cinematografia e ha fondato una delle piú ricche Case per la produzione dei films.
Manfroni. Che cos’è?
Palma. Niente, niente: una bella sorpresa! Guarda, Flavio!
Flavio. Ma come, ancora cosí?
Palma. Ho trovato una nonna, qua in anticamera!
Flavio. Una nonna?
Veniero (contemporaneamente). Oh bella!
Salvo (contemporaneamente). La signora?
Flavio (indicando il Lori). Sua madre?
Palma (subito). No, per fortuna!
E immediatamente rivolgendosi a Carletto:
Carletto (riscotendosi, con grazia). Ah, Clarino...
e si inchina.
Salvo (con stupore, in tono di riprensione). Ma che storia è questa? Palma!
Palma (apparentemente, senza dargli retta). Ecco, il signor Clarino, figlio della nonna! Quasi-zio!
Subito alla Barbetti:
La Barbetti. Sí, due volte, carina...
Palma (quasi trionfante, rivolta al Lori). E dunque, via! Come vedi, non c’è proprio bisogno di ricordar Bernardo Agliani, la mamma; e si può prender la cosa, cosí, leggermente, e anche
si volta a Flavio con uno sguardo d’intelligenza: