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tutto per bene 1119


La Barbetti (gongolante). Come sei bella! Come sei cara!

Volgendosi subito al figlio per farsi dare il regalo di nozze:

Da’, da’, Carletto!

Palma (non comprendendo). Che cosa?

La Barbetti. T’avevo portato anche un piccolo regaluccio...

Palma (volgendosi al padre per richiamarlo a una certa comica indulgenza). Ma vedi! Anche il regaluccio!

La Barbetti. E su, su, Carletto!

A Palma, presentandoglielo:

Questo è l’altro mio figlio...

Palma. Ah, piacere...

La Barbetti (seguitando). Che sarebbe, sí... un fratellastro della tua povera mamma.

Palma. Ah! un quasi-zio, allora?

Carletto. Già, ecco, un quasi-zio... Veramente felice!

Porgendo l’astuccio alla madre:

Ecco, mammà.

La Barbetti (porgendolo a Palma). Prendi, prendi, figliuola mia...

Palma (aprendolo e ammirandolo, per compiacenza, esageratamente). Oh bello! bello!

La Barbetti. Ne avrai avuto di ben altri!

Carletto. Con gli auguri d’ogni felicità!

La Barbetti. Sí, cara, di quella felicità che ti meriti! E poi penserò a fare ancora dell’altro per te.

Lori (non riuscendo piú a contenersi). Tuo nonno, Bernardo Agliani, restituí a costei tutti i suoi denari, anche quelli della dote, che appartenevano a tua madre; e tua madre ne fu felicissima, e preferí, rimasta orfana, guadagnarsi il pane, insegnando. Ma fai, fai, prendi pure: turbo la tua festa, e non ho piú neanche il diritto di parlare, come t’ha detto la signora...

Sopravvengono, a questo punto, dall’uscio a sinistra Salvo Manfroni, il marchese Flavio Gualdi e il conte Veniero Bongiani. Il senatore Salvo Manfroni è appena sulla cinquantina, alto, rigido, magro. Se la nomina a senatore non gli fosse venuta per meriti scientifici e accademici, oltre che per il suo passato politico, avrebbe potuto venirgli per censo. Si vede infatti in lui il