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tutto per bene 1117


Lori. Eh via! Che madre! Lei sa bene che Silvia non aveva piú voluto da allora considerarla come madre, e con ragione!

Carletto. Oh, senta, io la prego...

Lori. Chi è lei?

La Barbetti (subito a riparo del figlio). Questo è mio figlio...

A Carletto:

Lascia, lascia che parli io!

Carletto. No, aspetta! dirò io a questo signore, che per mio conto — io — non volevo venire, e non sarei venuto...

Lori. E avreste fatto bene!

Carletto. No bene, benissimo! E l’ho detto io stesso a mia madre. Ma ciò non toglie...

La Barbetti (subito, interrompendo e intromettendosi). Che voi dobbiate parlare a me cosí...

Carletto (c. s. a sua volta). — senza neanche saper che cosa...

La Barbetti (c. s.). — già! che cosa io sia venuta a far qui per mia nipote!

Lori (lottando per non smarrirsi). Io non credo che mia figlia possa avere un sentimento diverso dal mio per ciò che riguarda la memoria di sua madre, e il rispetto che le si deve!

Si ode, a questo punto, dall’interno, a sinistra, la voce di Palma.

Voce di Palma. Sí, sí, mi sbrigo in due minuti!

E sopravviene, dall’uscio a sinistra, Palma, in abito da sposa, avviata di furia verso l’uscio a destra, che dà nella sua camera. Ha diciott’anni. È bellissima. Tratta il padre con mal dissimulata freddezza. Subito al suo apparire, la Barbetti le si fa innanzi tendendole le braccia.

La Barbetti. Ah, eccola qua! eccola qua! Oh figlia mia, come sei bella!

Palma (cosí soprappresa, confusa, trattenendosi). Scusi... lei?

La Barbetti. Sono la tua nonna! la tua nonna, figliuola mia!

Palma (piú stordita dapprima, che meravigliata). La nonna? Come!

Poi volgendosi al padre, con aria di comica incredulità:

Ho anche una nonna?

Lori. No, no, Palma!