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tutto per bene | 1115 |
Signorina Cei. Ha certi occhi... non so! Vedesse come guarda! come ascolta! Come se le cose, i rumori, le voci stesse a lui piú note, quella della figlia, dell’amico, avessero un aspetto, un suono, ch’egli non riuscisse piú ad avvertire. Come se la vita tutt’intorno, gli si fosse... non so, quasi diradata... Sarà forse per l’abitudine che ha preso...
La Barbetti (accompagnando l’interrogazione col gesto). Beve?
Signorina Cei (con orrore, sorridendo). No, signora! Che dice!
Poi, triste:
La Barbetti. Al camposanto?
Signorina Cei. Tutti i giorni, con qualunque tempo! E ritorna cosí, come se guardasse tutto da lontano.
Carletto (alzandosi, dopo una pausa). Io credo, mammà, che sarebbe meglio rimandare a un altro giorno la nostra presentazione.
La Barbetti. Sta’ seduto! Lasciami sentire...
Alla signorina Cei, risolutamente, come una a cui non sia facile darla a bere:
Signorina Cei. Mah... quarantacinque, quarantasei anni...
La Barbetti. Meno sedici, quanto fanno?
Signorina Cei. Che vuol dire?
La Barbetti. Quarantasei, meno sedici?
Signorina Cei. Eh... trenta...
La Barbetti. Trenta, signorina! A chi vuol darla a intendere il signor Lori, rimasto vedovo a trent’anni, con quest’andare ogni giorno alla tomba della moglie? Signorina mia! Siamo di carne, anche!
Signorina Cei. Lei suppone?
La Barbetti. Ma ci vuol poco, scusi, a supporlo!
Signorina Cei. Ebbene, creda che non lo dirà piú, appena l’avrà veduto. E poi, si saprebbe...
Entra dall’uscio infondo il cameriere in livrea per annunziare in gran fretta:
Cameriere. Ecco, signorina: arrivano, arrivano...
E via di nuovo per l’uscio in fondo.