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tutto per bene 1113


E ne sa qualche cosa anche Salvo Manfroni, mi pare, che ne stampò l’ultimo, postumo...

La Barbetti. Già! Un’opera... come si dice?

Carletto. Postuma, postuma, mammà!

La Barbetti. No! Dico un’opera che questo Manfroni si prese, perché mio marito l’aveva lasciata... come si dice?

Carletto. Ah, inedita!

La Barbetti. Come?

Carletto. Inedita, mammà!

La Barbetti. Ecco... cosí... Se la prese, e diventò celebre: senatore!

Carletto. Ma non dire cosí, che se la prese. Pare che l’abbia rubata! Erano tracce, appunti di un’opera nuova...

Signorina Cei. Salvo Manfroni la riprese, la sviluppò, la compí...

Carletto. E n’ebbe grandissimi onori!

Signorina Cei. Meritati, io credo. Senza detrarre nulla alla fama del suo maestro.

La Barbetti. A Perugia, non lo credono! Ah, non lo credono! E sono capace di dirglielo io, sa!

Carletto. Ma no, mammà!

Signorina Cei. Pare, del resto, che sia stata una fortuna, questa, per la signorina; a quanto ho sentito dire.

La Barbetti. Che cosa, una fortuna?

Signorina Cei. Ma che il senator Manfroni abbia trovato in casa del signor Lori queste carte inedite del suo maestro.

La Barbetti. Per lui, una fortuna!

Signorina Cei. Sí, forse; ma anche per la signorina, bambina allora di pochi anni. Costretto a lavorar qui, perché pare che la signora morta fosse tanto gelosa di queste carte del padre, le si affezionò fin d’allora; e quando poi la signora morí, prese lui a proteggerla, povera orfanella. Rimasto scapolo, ricco, se l’è cresciuta quasi come una figliuola; le ha trovato ora questo ricco partito...

La Barbetti. E va bene! S’è sdebitato di quel che prese al nonno! Qualche favore avrà fatto anche a mio genero...

Signorina Cei. Ah, per il commendatore, l’abbiamo tutti veduto, proprio come un fratello!

La Barbetti. E lui, lui, dica, mio genero: com’è?

Signorina Cei. Mah! La signora lo saprà...