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tutto per bene 1109


La Barbetti (adirandosi fieramente). Che credi di dire, imbecille?

Carletto. Vuoi litigare qua, scusa?

La Barbetti. No! Tu devi parlare con rispetto!

Carletto. Ma io ti parlo con rispetto, mammà! E perché vorrei che tutti ti parlassero con rispetto, torno a ripeterti: andiamocene!

La Barbetti. No, no e no! Sei un povero di spirito, ecco quello che sei! Uno sciocco! Perché son tutte fisime! Se con tuo padre posso ammettere ci fu in prima qualche irregolarità, poi ci sposammo.

Carletto. Va bene: poi.

La Barbetti. O prima o poi, diventasti anche tu legittimo, tale e quale come fu la buon’anima di Silvia. Sorellastra, sí, sorellastra, va bene. Ma ciò non toglie che questo signor Martino Lori, marito della povera Silvia e perciò mio genero, non debba considerar te — almeno in qualche modo come suo cognato. Mi par chiaro!

Carletto. Già! Bello! Abolendo il prima!

La Barbetti. Che vuol dire abolendo?

Carletto. Ma sí! Tu abolisci il prima, mammà! Quella irregolarità di prima.

La Barbetti. Fisime! Chi vuoi che ci pensi piú? Il mio primo marito è morto da vent’anni.

Carletto. E io, che non sono suo figlio, ne ho trentadue, mammà! È una grave irregolarità questa, a danno del tuo primo marito. Talmente grave che, t’assicuro, non avresti avuto il coraggio di presentarti qua, con tua figlia Silvia ancora viva!

La Barbetti. È morta, sí o no? E sono, sí o no, sedici anni che è morta? Sedici, ohè, non sono un giorno!... Ora c’è qua la figlia di mia figlia che sposa, e io me le presento con un bel regalo per le sue nozze.

Carletto. Ah, va bene! Cosí. Come nonna. Presentati come nonna! Nonna sei; nessuno può metterlo in dubbio. Silvia era tua figlia; questa è la figlia di Silvia; dunque c’è poco da dire: tu sei la nonna. Non immischiarci gli uomini, mammà, la cui parentela, neanche tra padre e figlio, santo Dio, può esser sicura; figúrati poi tra cognati!