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cosí è (se vi pare) 1095


SCENA SESTA

Detti, meno il Signor Ponza.

Il prefetto. Vi confesso che non m’aspettavo da parte sua questa opposizione.

Agazzi. E vedrai che andrà a imporre alla moglie di dire ciò che vuol lui!

Il prefetto. Ah no! Per questo state tranquilli. Interrogherò io la signora!

Sirelli. Questa esasperazione continua, scusi!

Il prefetto. È la prima volta — che! che! — è la prima volta che lo vedo cosí. — Forse l’idea di portare qua la moglie —

Sirelli. — di scarcerarla! —

Il prefetto. — oh, questo — che la tenga come in carcere — si può anche spiegare senza ricorrere alla supposizione che sia pazzo.

Sirelli. Perdoni, signor Prefetto, lei non l’ha ancora sentita, questa povera signora.

Agazzi. Già! Dice che la tiene cosí per paura della suocera.

Il prefetto. Ma anche se non fosse per questo: potrebbe esserne geloso; e basta.

Sirelli. Fino al punto, scusi, di non tenere neppure una donna di servizio? Costringe la moglie a fare in casa tutto, da sé!

Agazzi. E va a farsi lui la spesa, ogni mattina!

Centuri. Sissignore, è vero: l’ho visto io! Se la porta in casa con un ragazzotto —

Sirelli. — che fa restare sempre fuori della porta!

Il prefetto. Oh Dio, signori: l’ha deplorato lui stesso, parlandomene.

Laudisi. Servizio d’informazione, inappuntabile!

Il prefetto. Lo fa per risparmio, Laudisi! Deve tener due case...

Sirelli. Ma no, non diciamo per questo, noi! Scusi, signor Prefetto, crede lei che una seconda moglie si sobbarcherebbe a tanto —

Agazzi (incalzando). — ai piú umili servizi di casa! —