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1088 | maschere nude |
Ma lascia che parli io, ti prego.
Laudisi. Per me, figúrati! Anzi, se vuoi che me ne vada anch’io...
Agazzi. No no: è meglio che tu ci sia. — Ah, eccolo qua.
SCENA QUARTA
Detti, il Signor Prefetto, Centuri.
Il prefetto (sui sessanta, alto, grasso, aria di bonomia facilona). Caro Agazzi! — Oh, c’è anche lei, Sirelli? Caro Laudisi!
Stringerà la mano a tutti.
Agazzi (invitandolo col gesto a sedere). Scusami, se t’ho fatto pregare d’entrare prima da me.
Il prefetto. Era mia intenzione; come t’avevo promesso. Sarei venuto dopo, certamente.
Agazzi (scorgendo indietro e ancora in piedi il Centuri). Prego, Centuri, venga avanti; segga qua.
Il prefetto. Eh lei, Sirelli ho saputo! è uno dei piú accesi, dei piú agitati, per queste dicerie sul nostro nuovo segretario.
Sirelli. Oh no, creda, signor Prefetto, sono tutti agitati non meno di me, in paese.
Agazzi. È la verità, sí, agitatissimi tutti.
Il prefetto. E io che non so vederne la ragione!
Agazzi. Perché non t’è avvenuto d’assistere a certe scene, com’è avvenuto a noi che abbiamo, qua accanto, la suocera.
Sirelli. Perdoni, signor Prefetto, Lei non l’ha ancora sentita, questa povera signora.
Il prefetto. Mi recavo appunto da lei.
Ad Agazzi:
Agazzi. Oh certo! Perché davanti a lui, quella poveretta —