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1074 | maschere nude |
Agazzi (procurando di calmarlo nell’agitazione sempre crescente). sí, sí... ma veda —
Ponza (seguitando). — che dev’essere lasciata in pace! che non può ricever visite, né farne! So io solo, so io solo come si deve trattare con lei! La rovinano! la rovinano!
Agazzi. Ma no, perché? Le mie donne sapranno bene anche loro...
S’interromperà improvvisamente al cessare della musica nel salotto, da cui verrà ora un coro d’approvazioni.
Dall’interno giungeranno, spiccatamente, queste battute di dialogo:
Dina. Ma lei suona ancora benissimo, signora!
Signora Frola. Io? Eh, la mia Lina! dovrebbero sentire la mia Lina, come la suona!
Ponza
Agazzi. Eh già, la sua figliuola.
Ponza. Ma dice suona! dice suona!
Di nuovo, dall’interno, spiccatamente:
Signora Frola. Eh no, non può piú sonare, da allora! E forse è questo il suo maggior dolore, poverina!
Agazzi. Mi sembra naturale... La crede ancora viva...
Ponza. Ma non le si deve far dire cosí! Non deve... non deve dirlo... Ha sentito? Da allora... Ha detto, da allora! Per quel pianoforte, certo! Lei non sa! Per il pianoforte della povera morta!
Sopravverrà a questo punto Sirelli, ilquale, udendo le ultime parole del Ponza e notandone l’estrema esasperazione, resterà come basito. Agazzi, anche lui sbigottito, glifarà cenno d’appressarsi.
Agazzi. Ti prego, fai venire qua le signore!
Sirelli, tenendosi al largo, si farà all’uscio a sinistra e chiamerà le signore.
Ponza. Le signore? Qua? No, no! Piuttosto...