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Laudisi. Ma io non ho come te la certezza che il pazzo sia lui.

Dina. E tu vieni in salotto, senti parlare la signora, come l’abbiamo sentita noi, e vedrai che non avrai piú nessun dubbio neanche tu. Vieni?

Laudisi. Sí, vengo. E posso chiudere, sai? Su la mia responsabilità.

Dina. Ah, vedi? Anche prima di sentirla parlare!

Laudisi. No, cara. Perché son sicuro che tuo padre, a quest’ora, pensa anche lui, come vojaltre, che questa prova sia inutile.

Dina. Ne sei sicuro?

Laudisi. Ma sí! Sta parlando con lui! Avrà acquistato senza dubbio la certezza che la pazza è lei.

S’appresserà all’uscio risolutamente:

Chiudo.

Dina (subito trattenendolo). No.

Poi, riprendendosi:

Scusa... se pensi cosí... lasciamolo aperto...

Laudisi (riderà al suo solito). Ah ah ah...

Dina. Io dico per il babbo!

Laudisi. E il babbo dirà per voi! — Lasciamolo aperto. Si sentirà sonare, nel salotto accanto, sul pianoforte, un’antica aria piena di dolce e mesta grazia, della Nina pazza per amore del Paisiello.

Dina. Ah, è lei... senti? suona! suona lei!

Laudisi. La vecchietta?

Dina. Sí, ci ha detto che la figliuola, prima, la sonava sempre, questa vecchia aria. Senti con quanta dolcezza la suona? Andiamo, andiamo.

Esciranno tutti e due per l’uscio a sinistra.

SCENA SETTIMA

Agazzi, il Signor Ponza, poi Sirelli.

La scena, appena usciti Laudisi e Dina, resterà vuota per un pezzo. Seguiterà dall’interno il suono del pianoforte. Il signor Ponza, entrando per l’uscio in fondo col consigliere Agazzi e