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1064 | maschere nude |
Agazzi. Oh Dio, direi!
Dina. È nostro dovere restituir la visita.
Amalia. Ma se lui non vuol permettere che la signora ne faccia e ne riceva?
Sirelli. Prima sí! perché ancora nessuno sapeva niente. Ma ormai che la signora, costretta, ha parlato, spiegando a modo suo la ragione del suo ritegno —
Signora Sirelli (seguitando). — forse avrà piacere, anzi, di parlarci della figliuola.
Dina. È cosí affabile! Ah, per me non c’è dubbio, sapete: il pazzo è lui!
Agazzi. Non precipitiamo, non precipitiamo il giudizio. — Dunque, statemi a sentire.
Guarderà l’orologio:
Sirelli (alla moglie). Per carità, sta’ attenta!
Signora Sirelli (montando in furia). E perché dici a me?
Sirelli. Eh, perché se tu ti metti a parlare...
Dina (per prevenire una lite fra i due). Un quarto d’ora, un quarto d’ora; starò attenta io.
Agazzi. Io arrivo alla Prefettura, e sarò qui di ritorno alle undici. Fra una ventina di minuti.
Sirelli (smanioso). E io?
Agazzi. Aspetta.
Alle donne:
Amalia. E che... che scusa?
Agazzi. Una scusa qualunque! La troverete conversando... Manca a voi? Non siete donne per nulla! C’è Dina, c’è la signora... — Entrerete, s’intende, nel salotto.
Si recherà all’uscio a sinistra e lo aprirà bene, scostando la tenda.