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Signora Frola (con mestissima affabilità, sorridendo). — che mi guardano... e anche lei, mia buona signora, come una povera pazza, è vero?

Amalia. No, signora, che dice?

Signora Frola (con profondo rammarico). Ah, meglio lo sgarbo, signora, di lasciarla dietro la porta, come feci la prima volta! Non avrei mai supposto che lei dovesse ritornare e costringermi a questa visita, di cui purtroppo avevo previsto le conseguenze!

Amalia. Ma no, creda: noi siamo liete di rivederla.

Sirelli. La signora s’affligge... non sappiamo di che; lasciamola dire.

Signora Frola. Non è uscito di qua or ora mio genero?

Agazzi. Ah, sí! Ma è venuto... è venuto, signora, per parlare con me di... di certe cose d’ufficio, ecco.

Signora Frola (ferita, costernata). Eh! codesta pietosa bugia che ella mi dice per tranquillarmi...

Agazzi. No, no, signora, stia sicura; le dico la verità.

Signora Frola (c. s.). Era calmo, almeno? Ha parlato calmo?

Agazzi. Ma sí, calmo, calmissimo, è vero?

Tutti annuiscono, confermano.

Signora Frola. Oh Dio, signori, loro credono di rassicurare me, mentre vorrei io, al contrario, rassicurar loro sul conto di lui!

Signora Sirelli. E su che cosa, signora? Se le ripetiamo che —

Agazzi. — ha parlato con me di cose d’ufficio...

Signora Frola. Ma io vedo come mi guardano! Abbiano pazienza. Non è per me! Dal modo come mi guardano, m’accorgo ch’egli è venuto qua a dar prova di ciò che io per tutto l’oro del mondo non avrei mai rivelato! Mi sono tutti testimoni che poc’anzi io qua, alle loro domande che — credano — sono state per me molto crudeli, non ho saputo come rispondere; e ho dato loro, di questo nostro modo di vivere, una spiegazione che non può soddisfare nessuno, lo riconosco! Ma potevo dirne loro la vera ragione? O potevo dir loro, come va dicendo lui, che la mia figliuola è morta da quattro anni e che io sono una povera