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signora Sirelli — la signora Cini — la mia figliuola — il signor Sirelli — Laudisi mio cognato. — S’accomodi.

Ponza. Grazie. Un momento solo e tolgo l’incomodo.

Agazzi. Vuol parlare a parte con me? Ponza. No, posso... posso anche davanti a tutti. Anzi... È... è una dichiarazione doverosa, da parte mia.

Agazzi. Dice per la visita della sua signora suocera? Può farne a meno; perché —

Ponza. — non per questo, signor Commendatore. Tengo anzi a far sapere che la signora Frola, mia suocera, sarebbe venuta senza dubbio prima che la sua signora e la signorina avessero la bontà di degnarla d’una loro visita, se io non avessi fatto di tutto per impedirglielo, non potendo permettere che ella faccia visite o ne riceva.

Agazzi (con fiero risentimento). Ma perché, scusi?

Ponza (alterandosi sempre più, nonostante gli sforzi per contenersi). Mia suocera avrà parlato a lor signori della sua figliuola; avrà detto che io le proibisco di vederla, di salire in casa mia?

Amalia. Ma no! La signora è stata piena di riguardo e di bontà per lei!

Dina. Non ha detto di lei altro che bene!

Agazzi. E che s’astiene lei, di salire in casa della figliuola, per un riguardo a un suo sentimento, che noi francamente le diciamo di non comprendere.

Signora Sirelli. Anzi, se dovessimo dire proprio ciò che ne pensiamo...

Agazzi. Ma sí, ci è parsa una crudeltà, ecco! una vera crudeltà!

Ponza. Sono qua appunto per chiarir questo, signor Commendatore. La condizione di questa donna è pietosissima. Ma non meno pictosa è la mia, anche per il fatto che mi obbliga a scusarmi, a dar loro conto e ragione d’una sventura, che soltanto... soltanto una violenza come questa poteva costringermi a svelare.

Si fermerà un momento aguardare tutti, poi dirà lento e staccato:

La signora Frola è pazza.

Tutti (con un sussulto). Pazza?

Ponza. Da quattro anni.

Signora Sirelli (con un grido). Oh Dio, ma non pare affatto!