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cosí è (se vi pare) | 1047 |
Agazzi. E come, scusi, di che potrebbe offendersi lui? Non vedo!
Signora Frola. Non offendersi, signor Consigliere. — È un sentimento... — un sentimento, signore mie, difficile forse a intendere. Quando si sia inteso, però, non piú difficile — credano — a compatire; quantunque importi senza dubbio un sacrifizio non lieve, tanto a me, quanto alla mia figliuola.
Agazzi. Riconoscerà che almeno è strano, tutto questo che lei ci dice, signora.
Sirelli. Già, e tale da suscitare e legittimare la curiosità.
Agazzi. Anche, diciamo, qualche sospetto.
Signora Frola. Contro di lui? No, per carità, non dica! Che sospetto, signor Consigliere?
Agazzi. Nessuno! Non si turbi. Dico che si potrebbe sospettare.
Signora Frola. No, no! E di che? Se il nostro accordo è perfetto! Siamo contente, contentissime, tanto io, quanto la mia figliuola.
Signora Sirelli. Ma è gelosia forse?
Signora Frola. Per la madre? Gelosia? Non credo che si possa chiamare cosí. Benché, non saprei veramente. — Ecco: egli vuole il cuore della moglie tutto per sé, fino al punto che anche l’amore che la mia figliuola deve avere per la sua mamma (e l’ammette, come no? altro!) Ma vuole che mi arrivi attraverso lui, per mezzo di lui, ecco!
Agazzi. Oh! Ma scusi! Mi sembra una crudeltà bella e buona, codesta!
Signora Frola. No, no, non crudeltà! non dica crudeltà, signor Consigliere! È un’altra cosa, creda! Non riesco a esprimermi... — Natura, ecco. Ma no... Forse, oh Dio mio, sarà magari una specie di malattia, se vogliono. È come una pienezza di amore — chiusa — ecco, sí, esclusiva; nella quale la moglie deve vivere, senza mai uscirne, e nella quale nessun altro deve entrare.
Dina. Neppure la madre?
Sirelli. Un bell’egoismo, direi!
Signora Frola. Forse. Ma un egoismo che si dà tutto, come un mondo, alla propria donna! Egoismo, in fondo, sarebbe forse il mio, se volessi forzare questo mondo chiuso