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come tu mi vuoi | 1025 |
L’ignota. Com’è vero che non ero stata mai qua, da queste parti, prima che lui mi ci portasse!
Bruno (fremente, gridando). Tu sai bene che non è vero!
L’ignota. È vero! È vero!
Bruno. Tu lo vuoi far credere! Tu lo stai dicendo...
L’ignota. Sí — perché mi fa piacere che seguitiate a credermi Cia! — Ma Cia ora se ne va! Ritorna a danzare!
Bruno. Che?
L’ignota. Me ne parto con lui!
Indica Salter.
Bruno. Tu non ti muovi di qua!
L’ignota. T’ho detto che Cia tu l’hai cercata male! Guarda, caro, che su nel riposto, tu avevi lasciato buttare, senza nemmeno accorgertene, uno stipetto di sandalo, tutto fracassato, con ancora, negli sportelli, attaccato qualche insetto d’argento. Lena m’ha ricordato che quello stipetto Cia lo aveva conservato perché della mamma. Sai che ho trovato in un cassettino di quello stipetto? un piccolo taccuino d’appunti di Cia dov’erano le parole dette da Ines il giorno delle nozze: «Dicono, sai? che egli ora ti deve vedere». — Questo taccuino è mio, e me lo porto con me! Tanto piú che, strano!, anche la scrittura pare di mia mano!
Ride; fa per scappare; si ferma per aggiungere:
IL Dottore. — sí — un neo...
L’ignota. — rosso? — rilevato? l’ha davvero? —
IL Dottore. — sí — rilevato — ma non rosso — nero — e non propriamente sul fianco... —
L’ignota. Nel taccuino è detto: «rosso e rilevato sul fianco come una coccinella»»
A Bruno:
A Boffi: