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casti mai bene, se tra le pietre sparse e lo scompiglio della rovina, qualche cosa di lei, della sua anima fosse rimasta... qualche ricordo veramente vivo — per lei! non per te! — Fortuna che l’ho trovato io!

Bruno. Che intendi dire?

L’ignota (non gli risponde e si rivolge a Salter). Capisce? e allora, insozzata da non potersi piú ripulire, via, col piú stupido di quegli ufficiali — (precisamente, precisamente, come là le raccontai) — via, prima a Vienna, per anni, nel trambusto dopo il crollo della guerra... — poi a Berlino... in quell’altro manicomio... Si vede una sera a teatro la Barth... s’impara a danzare... la pazzia s’illumina... applausi... un delirio... non vedi piú la ragione di spogliarti di quei veli colorati della pazzia... puoi anche scendere in piazza, andare per le strade con quei veli... nei caffè notturni, dopo le tre, tra i buffoni in marsina... eh, signor Salter? finché non si diventa come diventò lei, lugubre e insopportabile... e finché non càpita una sera tutt’a un tratto, quando meno te l’aspetti,

va verso il Boffi

uno che ti passa vicino, sguisciando come un diavolo, e ti chiama: «Signora Lucia», «Signora Lucia, suo marito è qua a due passi; se vuole, lo chiamo!»

Allontanandosi con le mani sulla faccia:

Ah, Dio, credetti che egli cercasse una che non poteva esserci piú! una che soltanto in me comprendesse di potere trovar viva, per rifarsela, non come lei si voleva — (che per sé non si voleva piú) ma come lui la voleva!

Scrollandosi per liberarsi da una pazza illusione e andando incontro a Salter:

— Via! via! via! — Lei è venuto a punirmi della mia impostura? Ha ragione! Sa fino a qual punto si voleva farla arrivare, questa impostura? fino a farmi riconoscere da tre persone — mia sorella — mio cognato — mia cognata, sorella di mio marito — che sto vedendo soltanto ora per la prima volta in vita mia!

Ines (con enorme stupore). Ma Cia, che dici?