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come tu mi vuoi 1017


L’ignota. Cosí! cosí! — Perché voglio che tutti — sí — dubitino di me — come lui — per prendermi almeno questa soddisfazione di restare io sola a credere a me!

Accennando alla Demente:

Non l’avete riconosciuta... Forse perché irriconoscibile? Perché, a guardarla, non vi sembra? Perché non v’hanno portato prove sufficienti? — No! no! — È solo perché non vi pare ancora che ci possiate credere! Ecco tutto! — Piú d’un disgraziato, dopo anni, è ritornato cosí

indica la Demente

— quasi senza piú aspetto — irriconoscibile — senza piú memoria — e sorelle, mogli, madri — madri — se lo son disputato! «È mio!» «No, è mio!» Non perché sembrasse loro, no! (non può sembrare uguale il figlio dell’una a quello di un’altra!) — ma perché lo han creduto! lo han voluto credere! — E non c’è prove contrarie che tengano, quando si vuol credere! — Non è lui? — E per quella madre sí, è lui! Che importa che non sia, se quella madre se lo tiene e con tutto il suo amore lo fa suo? — Contro ogni prova, lo crede. Senza una prova, lo crede. — Me, forse, senza prove, non m’avete creduta?

Boffi. Ma perché è lei, e non c’è bisogno di prove!

L’ignota. Non è vero!

Voltandosi subito a Bruno che fa un atto di protesta:

Sta’ tranquillo, caro, che non è contro i tuoi interessi — anzi! se mi provo a dimostrare che veramente, veramente Cia può essere questa

indica la Demente.

— Si sono fatti tanti sospetti, scusate! Me l’ha detto lui

indica zio Salesio

perché me ne sono stata qua chiusa quattro mesi senza voler vedere nessuno...

Bruno. Ma tutti ne han capita la ragione!

L’ignota (ammiccando a zia Lena). Tranne i «maligni» eh?

Poi a Bruno