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come tu mi vuoi 1011

indica la Demente

parlare, il proprio sangue...

Ines (inorridita). Ma no, Dio, non seguiti!

Salter. Se in lei la pietà potesse vincere l’orrore... — È lei, guardi — dieci anni — tutti gli scempii — la guerra — la fame... Conosco quella che su si dà per lei. Ora, se quella è parsa a loro tanto somigliante, guardino... guardino bene che questa... a volerla ritrovare... sí, sotto i guasti e le alterazioni... ha — ha pure quei tratti...

Ines. Ma no!

Zia Lena. Dove?

Zio Salesio. Che dice?

Salter. Gli occhi, se non fossero cosí svaniti...

Boffi. Ma neanche per idea — altro taglio! — forse un po’ il colore...

Salter. Impazzita da nove anni... Fu trovata con una vecchia casacca d’ussero addosso, tutta stracciata, ma con un segno!

Ines. Che segno?

Zio Salesio. E dove fu trovata?

Salter. A Lintz.

Màsperi. Che segno — quella casacca?

Salter. Del reggimento a cui quell’ussero apparteneva. Il reggimento era stato qua — qua! — proprio qua!

Màsperi. Ah, qua, durante l’invasione?

Boffi. E che prova, questo? Poté averla a Lintz in elemosina, quella casacca, da un ussero che era stato qua durante l’invasione.

La demente. Le- na...

Salter. E chiama Lena! Sentono? Perché? Le è rimasto fisso solo questo nome.

A zia Lena:

Ma lei che dice averle fatto da madre...

Zia Lena (con risoluzione improvvisa, vincendo l’orrore, tra l’orrore di tutti, prende con ambo le mani il capo della Demente e chiama): Cia! Cia! Cia!

La Demente resta impassibile col suo muto riso vano. Tutti la guardano. Nel mentre è scesa dalla scala l’Ignota seguita da Bruno. Nessuno se n’è accorto. Se la trovano li davanti che