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come tu mi vuoi | 1007 |
Zia Lena. Bene, bene. E vedrete che adesso scenderà. Ha proprio aspettato lui...
Zio Salesio. Lo disse anche a noi, ti ricordi? che voleva che Boffi fosse presente.
Zia Lena (guardando dalla porta del giardino). Sí, eccolo...
Moto ed espressione di sorpresa.
Zio Salesio (guardando anche lui). Sono in tanti...
Màsperi (c. s.). O chi sono?
Ines. Ma c’è anche un’inferma?
Zia Lena. Pare...
Barbara. Che vuol dire?
Zio Salesio. La tirano giú...
Màsperi. Sí — l’ajutano a scendere...
Ines. Oh Dio, ma che cos’è?
Barbara. Che storia è questa?
Zio Salesio. Gente che viene di là...
Zia Lena. Sí, son forestieri...
Màsperi. Ma guarda...
Ines (addietrando). Che spavento!
La luce in questo momento s’è fatta, nella sala, rada, vana, livida.
Entrano prima la Demente sorretta dall’infermiera e dal Dottore, poi Boffi e Salter.
La Demente è grassa, flaccida, con un viso di cera, i capelli scomposti, gli occhi svaniti, immobili, e la bocca atteggiata d’un perpetuo sorriso scemo, largo, vano, che non cessa neppur quando emette qualche suono o balbetta qualche parola, evidentemente senza intendere quel che dice. Il Dottore e l’Infermiera avranno il tipo e l’impostatura caratteristica dei tedeschi. E ora, anche il Salter parrà spiccatamente tedesco.
La demente. Le-na... Le-na...
Proferirà con la bocca larga e piena di fiato, quasi in cadenza, queste due sillabe, che per lei non significano piú un nome, ma sono come un verso che sia divenuto abituale.
Zia Lena (ne è atterrita). Oh Dio, ma come?... chiama me?
Ines. Chi è?