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come tu mi vuoi 1003


Barbara (come spiccicandosi). E — il sospetto?

La domanda suona strana. E provoca un altro silenzio.

Màsperi (vi fa cadere un) — già... —

Bruno (non potendo ormai fare a meno di rispondere). che io l’abbia appunto forzata — ecco — a venire, perché qua avevo bisogno di lei, per la competizione con voi. — Veramente non voleva. — E credo appunto che le sia nato, questo sospetto, perché io là, per persuaderla a venire e farle vincere... proprio quest’orrore del passato che dice zio Salesio — non solo — ma piú, forse, quello di dover rivedere voi tutti... (eh, cari miei, bisogna pur tener conto della vita che s’era buttata a fare là, dopo l’inferno della sua sciagura; decisa a non ritornare piú) l’idea

a Ines:

sopratutto di te, della sorella che le avrebbe certo richiamato l’immagine della sua vita di prima tu non sai che orrore le suscitò! ebbene, le avevo promesso che non avrebbe veduto nessuno... «C’è una scusa, c’è una scusa — le dissi — perché tu non la veda!» Questa, degli interessi. — E lei non le diede altra importanza — credi — a questa questione d’interessi, se non di scusa, appunto, per non vederti. — Ero sicuro che poi, passato il primo momento, calmata, rimessa qua nella sua vita di prima, insomma col tempo, quel ritegno sarebbe riuscita a vincerlo.

Ines. Ma gliel’avrei fatto subito vincere io, assicurandola che...

Bruno. — non era tanto per te — quanto forse per sé — ... — almeno m’è parso... —

A zia Lena, con astio:

Forzata... Ecco, cosí l’ho forzata... Se questo è forzarla... Non le ho mai fatto nessuna pressione!

Irritandosi sempre piú:

Ma, dico, da questa situazione si doveva pur uscire una volta, no? Mi son veduto costretto a cercar di persuaderla, che doveva pur cessare... ciò che finora era stata soltanto una scusa... —