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come tu mi vuoi 993


L’ignota. Cia, sí, ah, bene assodato questo, ora stai tranquillo!

Indica il ritratto:

Quella! Eh, piú di cosí?

Ride di nuovo.

Lei mi è testimonio, Boffi, che feci di tutto, io, perché non cadesse vittima d’una possibile, sospettata — e dichiarata, dichiarata — «impostura». — Ma non importa! Eccomi qua. Sono pronta a risponderne. Soltanto per me, però, badiamo! Non piú per te, ormai. Eh, perché mi sono ingannata anch’io, sai?

Bruno. Tu? su che?

L’ignota. Sul tuo conto — sapessi quanto!

Voltandosi a Boffi:

Vada vada, Boffi — non per correre a un riparo che sarebbe inutile. Io debbo parlare con Bruno. Veda anzi se sarà possibile che sopraggiungano, mentre saranno qua quegli altri meglio! meglio!

Bruno. Che vorresti fare?

L’ignota. Lo vedrai!

Bruno. Dovrebbero esser qua a momenti...

L’ignota. Sono pronta, ti dico. Basteranno tra noi poche parole. Tu forse non potrai intendermi. Non importa! — Non temere, non temere che giochino loro! Non giocheranno! Il gioco lo farò io! lo farò io! Già me ne sento tutta presa! E sarà per tutti anche per me stessa un terribile gioco!

A Boffi:

Vada! Vada!

Boffi. Allora, se arrivano, li porto qua?

L’ignota. Sí sí, li porti qua, li porti qua! Perché è inutile —

Di nuovo a Boffi per mandarlo via subito:

Vada!

E seguiterà con foga di lucidissima esasperazione, andato via Boffi per la porta che conduce al giardino:

inutile, inutile: debbono aver sempre ragione i fatti! terra terra! Con l’anima ti puoi levare un momento, uscir fuori,