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come tu mi vuoi 991

Pausa. Restano, per un momento, tutti e tre, incerti, come sospesi. L’Ignota studia Bruno; poi esce a domandargli:

L’ignota. E tu?

Bruno. Che, io?

L’ignota. Ti vedo tutto in ansia, sgomento...

Bruno. Ma no... Io voglio...

L’ignota. Che vuoi?

Bruno. Voglio... voglio... che posso volere ora, cosí...? Dimmelo tu! Mandavo intanto Boffi a informarsi con che corsa potrebbero arrivare...

L’ignota. Ah — e poi?

Bruno. Sei curiosa! Impedire almeno che sopraggiungano qua, mentre ci saranno quegli altri!

L’ignota. Impedire... — e a che scopo? Se sono partiti e debbono arrivare, o prima o poi... Ti vedo cosí...

Bruno. Come mi vedi? Mi vedi in pensiero!

L’ignota. No, caro: come uno che s’aspetti di vedersi crollare addosso la casa, o mancare il terreno sotto i piedi.

Bruno. Ma ti par niente che piombino qua, in presenza di quelli, con presunte prove, che debbono almeno ritenere in qualche modo attendibili, suppongo, se quel dottore s’è potuto muovere con la ricoverata?

L’ignota. Ah, ecco dunque: tu temi di queste prove?

Boffi. Ma no, signora! — che quelli si possano approfittare —

L’ignota. — di che? — di queste prove? —

Boffi. — ma anche d’un dubbio che potrebbe nascere in loro, sí... di fronte a queste prove —

L’ignota. — che non sia io — ma quella?

Bruno. Ma non perché possa nascere davvero, capisci? no! Per loro convenienza!

L’ignota (ironica). Ah — che vogliano giocare — tu dici — su questo dubbio, per i loro interessi?

Boffi. Eh già! Lei non crede?

L’ignota. Ma questo — se l’impedisce oggi — non potrà impedirlo domani. È un giuoco che potranno far sempre, anche se oggi mi riconosceranno. Domani, volendo ammettere di proposito come valide quelle prove... Tu dici per loro convenienza? No! Volendo credere a quella — scusi, Boffi — per loro sarebbe peggio.