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intorno a cinquecento cavalli, che uscissero dal fatto di armi, ed andando intorno a’ nemici assaltassero i Galli dalle spalle, e comandò poi, che i Principi della terza legione li seguitassero, ed ove si vedessero le schiere nemiche scompigliate per l’urto de’ cavalli, quivi facessero empito uccidendo gli spaventati, ed egli avendo offerto in voto a Giove vincitore un tempio, e le spoglie de’ nemici s’inviò verso il campo de’ Sanniti, ove si volgeva tutta la spaventata moltitudine. Su lo steccato si rinfrescò alquanto la zuffa di quei, che eran chiusi fuori dalla turba di loro medesimi, perchè le porte non eran capaci di tanta moltitudine. Quivi morì Gellio Egnazio Capitan de’ Sanniti. Furon poi respinti i Sanniti dentro alle munizioni, e quelle prese con poca fatica, ed i Galli furono intorniati dalle spalle. Furono quel dì tagliati a pezzi trenta migliaja de’ nemici, ottomila presi: benchè la vittoria non fu senza sangue, perchè dell’esercito di P. Decio furon morti settemila, di quelli di Fabio mille duecento. Fabio avendo mandato a ricercare il corpo di Decio, arse tutte le spoglie de’ nemici ragunate in un monte in onore di Giove vincitore. Il corpo del Console non si potè ritrovare quel dì, perchè egli era ricoperto da’ monti de’ corpi de’ Galli. L’altro dì ritrovatosi fu riportato con molte lagrime dei soldati. Lasciata poi la cura di ogni altra cosa, Fabio fece il mortorio del suo collega con ogni genere di onore, e lodi convenientissime.

E ne’ medesimi giorni in Toscana le cose furono governate felicemente da Gneo Fulvio Vice-pretore. Ed oltre il danno grandissimo dato al paese col predare si combattè egregiamente, sicchè vi rimasero morti tra Perugini, e Chiusini più di tre mila, e prese intorno venti bandiere. La stuolo de’ Sanniti fuggendosi per le terre de’ Peligni, fu messo da loro in mezzo, e di cinque mila ne furono ammazzati forse mille. Grande è la fama della giornata fatta nel contado Sentinate ancora a chi sta contento al vero: ma molto vi hanno aggiunto accrescendo il vero, i quali scrissero nell’esercito dei nemici essere stati intorno di quaran-