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lirvia cagione dell’asprezza del suo pendio, eccettochè dalla parte di settentrione. Belisario sperando, che gl’inimici dopo la fuga di Vitige non avrebbero aspettato un’assalto, mandò ad offerir loro un vantaggioso accordo. Ma i Goti rigettarono la proposizione, e non permisero a’ Deputati di entrare nella Città. Confidavano nel buono stato della Piazza, vantaggiosamente situata, e ben fornita di munizioni. Belisario comandò tosto, che fosse costruita una galleria per andare a scavare a’ piedi del muro, e si facesse avanzare verso di esso nel sito dove il terreno era più basso, e più comodo per gli approcci. I partigiani di Narsete si ridevano di questi apparecchi, dicevano, che Belisario intraprendeva l’impossibile, che non conveniva a Narsete perder tempo in un inutile assedio, e che egli doveva impiegare piuttosto le sue truppe nella conquista dell’Emilia. Narsete diede orecchio a questi consigli, ed avendo levato il campo di notte tempo, se ne tornò a Rimini in diligenza seguito da’ suoi partigiani, e da’ loro soldati.

Allo spuntare del giorno Morrhas, e la guarnigione vedendo, che la metà dell’armata Romana si era ritirata, insultavano il resto con pungenti motteggi. Nondimeno Belisario era risoluto di continuare l’assedio, e l’accidente lo favorì più che egli non isperava. Era in Urbino una sola fontana, che somministrava acqua a tutta la Città, si disseccò in tre giorni, sicchè gli abitanti si determinarono di arrendersi. Il generale Romano non essendo informato di questa risoluzione si avanzava per dare un’assalto, quando vide, che gli assediati invece di apparecchiarsi alla difesa gli stendevano le braccia, e chiedevano di venire ad un’accordo. Egli vi acconsentì con allegrezza. I Goti ebbero salva la vita, e si obbligarono a servire nelle truppe Romane. Narsete non intese senza dispiacere la felice riuscita di un’impresa, di cui non aveva voluto dividere la gloria. Per acquistare dal canto suo spedì Giovanni ad attaccare Cesena. Questi fu vivamente ributtato in un’assalto, dove perdette molti soldati, e fra gli altri offiziali Fanoteo comandante degli Eruli. Disaminato da