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in luminae vitae. 409


La suora era uscita prima. L’inferma accennò al marito di sedere presso il letto, dal lato opposto alla finestra, gli sorrise, gli stese la mano. Egli baciò la piccola mano di avorio, arida, calda, e la tenne fra le sue.

“Meglio, non è vero, cara?„

Ella porse le labbra nel disegno di un bacio e mormorò come se non avesse udito:

“Mi rincresce tanto, adesso, di non avere avuto un bambino„.

Piero protestò. Perchè parlava così? Non sapeva che guarirebbe? Che i medici n’erano sicuri? L’inferma non rispose, gli accarezzò le mani, guardandole, e dopo un momento disse con voce appena intelligibile:

“Domani sera...„.

“Cosa, domani sera?„

“Fra le sette e le nove„, diss’ella.

Piero ebbe una stretta al cuore. Forse la mente di lei si oscurava da capo? La richiamò:

“Elisa!„

Allora ella lo guardò un momento in viso e gli ridiscese quindi con gli occhi alle mani continuando l’amoroso moto delle sue, aperse le labbra. Piero non intese, si chinò, raccolse, durando ella sempre, grave in viso, a guardargli e accarezzargli le mani, questo alito: